CERVICALGIA E PATOLOGIE CORRELATE

Famosa ai più come “cervicale”, la cervicalgia è un disturbo muscoloscheletrico che affligge 7 persone su 10, provocando mal di collo, in molti casi accompagnato da altri sintomi, che vanno dal mal di testa alle vertigini, dal dolore alle spalle al dolore alle braccia. Diversi fattori, quali: sedentarietà; postura scorretta; colpi di freddo; attività sportive che mettono sotto sforzo le spalle, come la pesistica e il ciclismo; stress; determinate attività lavorative; trauma (colpo di frusta); inducono tensione muscolare da sovraccarico, che, protratta nel tempo, può incidere sulla salute del tratto cervicale. I sintomi più comuni di una cervicalgia sono: dolore cervicale; rigidità del collo; cefalea; vertigini; nausea; spossatezza; acufeni. Quando il dolore si irradia dal collo alla spalla o anche al braccio, fino alle dita della mano, si parla di cervicobrachialgia, che spesso provoca anche parestesie (scosse elettriche e formicolii). Nei casi più gravi possono essere presenti deficit di forza. Questi ultimi sintomi sono generalmente dovuti a un’irritazione o compressione di un nervo, a causa, per esempio, di un’ernia del disco, o di un osteofita (escrescenza ossea che si forma in seguito a un processo artrosico) che causa una stenosi del canale. Dunque, le cervicobrachialgie possono essere legate anche a discopatie o ad artrosi cervicale. La diagnosi di queste patologie prevede in primo luogo l’analisi della sintomatologia riscontrata, indagando inoltre sulla storia del paziente, l’anamnesi. Si procede in seguito con l’esame obiettivo neurologico; il sospetto, infine, viene confermato con: radiografie statiche e dinamiche; tomografia computerizzata (TC); risonanza magnetica (RMN); studi neurofisopatologici  come Potenziali evocati somatosensitivi e motori (PESS e PEM) e elettromiografia (EMG). In base ai risultati diagnostici e alla gravità della sintomatologia, il trattamento dell’ernia cervicale e delle stenosi cervicale è variabile. Le forme lievi vengono generalmente trattate con fisioterapia e farmaci, in modo da limitare la compressione del canale vertebrale, causa della sintomatologia. Nei casi in cui non dovessero essere risolutivi, si fa ricorso al trattamento chirurgico. L’intervento chirurgico è chiamato ACDF (anterior cervical discectomy and fusion).Tramite un accesso anteriore al collo, si rimuove il disco erniato e l’eventuale osteofita, posizionando al posto del disco una cage in PEEK (polimero termoplastico organico) che mantiene il normale movimento. È un intervento mini-invasivo, eseguito con l’ausilio di microscopio intraoperatorio, in anestesia generale e richiede il ricovero del paziente di 2-3 giorni. Il recupero completo avviene dopo 30 giorni dall’intervento. In casi selezionati, soprattutto quando sono presenti 3 o più livelli di stenosi, il paziente è anziano, la lordosi è conservata e c’è un’importante calcificazione del legamento longitudinale posteriore, è indicato un intervento per via posteriore chiamato laminoplastica open-door (ha sostituito la laminectomia diminuendo drasticamente il tasso di fusioni in cifosi).